■ Non sarebbe opportuno chiarire il ruolo dei CET nella valutazione degli studi osservazionali?
La nuova regolamentazione chiede ai CET di occuparsi degli studi osservazionali di tipo farmacologico mentre non definisce chiaramente chi si dovrà occupare di tutti gli altri. Si tratta dei registri di patologia o della sorveglianza (impropriamente definiti “registri”, in quanto i registri sono istituiti con norme nazionali o Regionali), che non è spesso chiaro se debbano o meno passare per un’autorizzazione da parte dei CET. In questo ambito sarebbe opportuno anche chiarire quale sia il ruolo dei CET nel vigilare il rispetto o meno delle regole che riguardano la privacy e delle norme definite da parte del Garante per la protezione dei dati personali. Il nuovo documento redatto dal CCNCE, similmente a quanto viene fatto nel presente lavoro, elenca le diverse criticità normative sul trattamento dei dati personali nella ricerca osservazionale. Tuttavia, manca una specifica indicazione dal Garante per la protezione dei dati personali su chi dovrà svolgere un preciso lavoro di sorveglianza su questo tipo di studi in merito alla materia del trattamento dei dati personali.
In particolare andrebbe separatamente chiarito il ruolo del CET in relazione a studi farmacologici prospettici vs. retrospettivi attraverso utilizzo secondario di dati sanitari già raccolti non per fini di ricerca (es. flussi correnti). In quest’ultimo caso andrebbe fatta chiarezza sul ruolo del CET per approvazione di studi retrospettivi condotti attraverso reti distribuite di banche dati amministrative multiregionali che adottino un common data model ed altri strumenti che permettano il rispetto della normativa sulla protezione dei dati sanitari.
■ Il riconoscimento della funzione formativa dei CET/CEN è importante: perché limitare l’ambito alle tematiche riguardanti la bioetica? Non sarebbe utile un contributo educazionale dei CET/CEN ai principi della metodologia della ricerca?
Nel tempo è diventato sempre più evidente che i CE sono un punto di osservazione privilegiato rispetto alle innovazioni terapeutiche e anche una palestra formativa eccezionale per quanto riguarda la metodologia della ricerca. In pratica chi lavora a vario titolo nei CET/CEN è esposto a tematiche che non riguardano solo quesiti di tipo etico, ma anche di tipo metodologico, regolatorio, legale e organizzativo e altro ancora associato all’attività di ricerca clinica. Sarebbe un peccato non organizzare i nuovi CET/CEN senza tener conto di questa opportunità e contributo educazionale per diverse figure professionali, magari in collaborazione con specifiche società scientifiche che hanno competenza in materia.
■ Come prevedere un’attività formativa rivolta alle segreterie dei CET?
Le segreterie dei CET hanno sviluppato competenze e professionalità che possono essere molto utili all’attività di management della ricerca qualora si riuscisse a mettere a sistema questa attività. In pratica non si tratta solo più di un’attività amministrativa e di gestione documentale delle attività dei CET. In questo contesto anche il coordinamento almeno a livello regionale delle segreterie, come in alcune realtà regionali avviene, potrebbe influire molto sull’efficienza dei CET condividendo procedure e format che agevolino il lavoro di revisione degli studi. La riduzione del numero dei CET impone una maggiore efficienza delle segreterie e dei CET stessi e bisognerà prevedere un’attività di formazione che garantisca la continuità nel tempo.
■ Come è possibile supportare le segreterie dei CET in questa fase di transizione dalla vecchia alla nuova regolamentazione sui CET?
Sono numerose le difficoltà che le segreterie dei CET si trovano ad affrontare in questo momento e di seguito vengono elencate quelle su cui è indispensabile intervenire tempestivamente:
- Uniformarsi allo schema di regolamento di funzionamento dei CE redatto dal CCNCE;
- Ottimizzare la piattaforma CTIS (per esempio non è possibile al momento integrare i documenti se non dopo una “Request For Information” e non è prevista l’appendice 5 utile per stilare il DAR (Draft Assessment Report);
- Incrementare il personale alla luce del volume delle nuove attività tenendo presente che al momento sono coinvolti professionisti che svolgono anche altre attività;
- Avere chiare linee guida per gli studi osservazionali, dispositivi medici, usi compassionevoli;
- Ottimizzare il portale degli studi osservazionali che non è ancora perfettamente funzionante;
- Implementare una piattaforma unica che renda facile l’accesso alle segreterie e ai membri dei CE in modo che sia possibile visionare tutta la documentazione relativa alla sperimentazione oggetto di valutazione (tale documentazione dovrà essere inserita dalle segreterie);
- Chiarire come verranno gestiti i finanziamenti (per esempio, il gettone di presenza dei componenti dei CE come e da chi verrà pagato?), pur ricordando che il controllo della gestione del fondo dei CET e del bilancio è di competenza Regionale, e già alcune Regioni stanno procedendo con la relativa regolamentazione e stanno affrontando la criticità relativa alla sostenibilità dei CET e anche delle relative segreterie, che da decreto, dovrebbero sostenersi con gli introiti derivanti dalle tariffe previste per gli studi di competenza residuale.
■ Perché non affidare ai CET il controllo sull’avvenuta pubblicazione dei risultati degli studi?
Uno dei maggiori rischi per un CET/CEN è quello di permettere che uno studio non si concluda con la pubblicazione dei suoi risultati. In questo caso verrebbe a mancare una delle più importanti giustificazioni a sostegno di un’esposizione del paziente alla terapia sperimentale o al suo controllo sia che sia efficace o meno. Purtroppo, fino ad oggi i CE non hanno mai giocato un ruolo rilevante nell’ambito della trasparenza dei dati. Occorrerebbe sviluppare quindi degli strumenti che permettano agli stessi CET/CEN di diventare dei garanti della pubblicazione dei dati e alla loro corretta divulgazione, o quanto meno verificare la corretta registrazione degli studi clinici sia sperimentali che osservazionali negli appositi registri (es. EU-PAS register) ed il loro aggiornamento con risultati finali ed eventuali pubblicazioni.
■ Considerato il problema del publication bias, i CET/CEN non potrebbero vigilare anche sulla pubblicazione (in ogni forma) dei protocolli e dei risultati degli studi approvati?
Se si osservano i protocolli approvati o meno con metodiche di tipo epidemiologico è possibile sviluppare analisi sia descrittive sia di confronto capaci di monitorare nel tempo diversi fenomeni distorsivi o migliorativi della ricerca. Il punto di osservazione dei CET/CEN rappresenta in questo senso un’opportunità per rendere le sperimentazioni sempre più efficienti e rispondenti a reali bisogni di salute. Bisognerebbe sviluppare strategie che rendano però sostenibile da parte dei CET/CEN un monitoraggio sul publication bias.
■ Per ridurre il research waste, perché non prevedere tra le funzioni dei CET/CEN lo svolgimento di “rapid systematic review” per evitare la duplicazione di sperimentazioni inutili? A questo riguardo, perché non prevedere la presenza nei CET/CEN di un documentalista?
Tra i rischi della ricerca cinica ve ne sono diversi evitabili e tra questi la ridondanza di sperimentazioni già effettuate e interventi clinici che presentano in letteratura delle risposte già chiare e che non è utile replicare. In questo ambito la possibilità di poter effettuare delle revisioni sistematiche rapide permette di valutare in maniera più consapevole quesiti di ricerca che difficilmente possono apportare benefici alla qualità di cura dei pazienti e che potrebbero esporre a inutili rischi i pazienti arruolati. L’attività di trasparenza a cui si è già accennato in precedenza a partire dai CE potrebbe fornire un valido aiuto a questa attività. Tali valutazioni andrebbero fatte con accortezza ed in generale sarebbe utile che ci fosse un lavoro preparatorio da parte delle segreterie dei CE che possano condividere con membri CE informazioni preliminari sugli studi in valutazione.
■ I CET/CEN potrebbero promuovere una maggiore qualità delle pubblicazioni in termini di coerenza tra i risultati degli studi e i contenuti delle press release diffuse dai centri di ricerca o dalle industrie?
Come hanno sottolineato diversi studi pubblicati negli ultimi anni, non è infrequente che i risultati di studi siano riportati in modo inappropriato, alimentando aspettative ingiustificate nella popolazione raggiunta dai resoconti dei media. I CET/ CEN potrebbero esercitare anche un’attività di controllo sui comunicati stampa diffusi dai centri di ricerca coinvolti negli studi e dagli sponsor, verificando una rispondenza tra i risultati della ricerca e i contenuti dei comunicati stampa. Si potrebbe quanto meno richiedere che gli sperimentatori principali per conoscenza condividano con CET/CEN press release dei risultati degli studi sottomessi.
■ Perché non assegnare ai CET/CEN anche un ruolo nella cosiddetta “epidemiologia della ricerca” dove l’analisi aggregata per aree terapeutiche dei diversi protocolli produce valutazioni critiche e la generazione di nuovi e originali quesiti di ricerca?
■ Come capitalizzare i risultati del lavoro dei CET in termini di raccolta e sistematizzazione di dati originali, ad esempio, sugli usi compassionevoli o speciali di nuove terapie?
I CET sono spesso coinvolti nell’approvazione di usi singoli, off label e non ripetitivi di terapie comunque sperimentali. Anche in questi casi, oltre al tema etico, vi è la necessità di affrontare alcuni aspetti metodologici, regolatori ed evitare la dispersione di informazioni alle volte preziose. Queste ultime potrebbero spesso generare una base ottimale per quesiti di ricerca specifici e protocolli di studi che portino a veri e propri studi clinici. In questo senso il coordinamento tra i diversi CET e le attività delle segreterie potrebbero fornire un contributo importante al sostegno della ricerca clinica più appropriata. Sarebbe ideale creare network di CET con registro condiviso in cui inserire informazioni, ad esempio, su uso dei farmaci compassionevole o off label.
■ Come può il CCNCE contribuire a rispondere ai quesiti qui riportati?
Attualmente il centro di coordinamento nazionale dei CE può fare poco per rispondere alle domande che sono in discussione, in quanto il suo mandato è limitato.
Il centro di coordinamento nazionale dei CE ha funzioni di coordinamento, indirizzo e monitoraggio delle attività di valutazione degli aspetti etici relativi alle sperimentazioni cliniche sui medicinali per uso umano demandate ai CET e alle indagini cliniche su dispositivi medici. Quindi, il centro di coordinamento ha competenza su una piccola parte degli studi clinici, che a loro volta sono una piccolissima parte dell’attività dei CET.
Inoltre, ai sensi della legge, interviene su richiesta dei singoli CET con funzione di supporto, consulenza e monitoraggio; effettua la revisione di studi per i quali sono segnalati eventi avversi; propone al ministro la soppressione dei CE inadempienti.