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Intelligenza artificiale Interviste

Le aziende sanitarie sono pronte?

L’intelligenza artificiale apre nuovi scenari organizzativi in sanità. Come prepararsi in modo responsabile.

Intervista a Roberto Silverio

Chief health information officer, Azienda sanitaria dell’Alto Adige

By Dicembre 2017Luglio 31st, 2020Nessun commento

Quale impatto potrebbe avere l’intelligenza artificiale sulla organizzazione di un’azienda sanitaria?

Difficile dare una risposta su un argomento che quasi ogni settimana sta dando nuove prove delle sue capacità e possibilità anche in ambito medico. È quindi quasi impossibile oggi assumere un atteggiamento equilibrato che non sia troppo entusiastico né troppo timoroso dell’innovazione. Certamente, la sola possibilità di una nuova categoria di “dipendenti”, quelli automatici, che possano almeno parzialmente svolgere mansioni finora riservate agli umani, apre scenari organizzativi quanto meno complicati. Sarà necessario attendere ancora qualche tempo per vedere in che modo l’intelligenza artificiale possa realmente inserirsi nelle aziende sanitarie in modo organico e non soltanto come progetto di ricerca o gadget tecnologico.

Come integrare l’intelligenza artificiale nella conduzione di progetti di innovazione strategica per le aziende sanitarie?

La difficoltà maggiore sarà quella di superare le naturali diffidenze del personale nel vedersi affiancato da questi “supercervelli” che, come in ogni rivoluzione tecnologica, vengono visti come una minaccia allo status quo. Perlomeno in queste fasi – ancora pionieristiche – i sistemi di intelligenza artificiale devono essere a disposizione su richiesta per fornire una “consulenza automatica” a discrezione dell’operatore sanitario.

Quali sono le possibili applicazioni di un programma cognitivo di assistenza come il sistema Watson dell’Ibm?

Un simile programma deve essere al momento visto come un libro di testo virtuale, estremamente aggiornato e veloce nella consultazione, in grado di valutare velocemente la totalità dei dati sanitari del singolo paziente per verificare il protocollo terapeutico più indicato e avvicinarci quindi alla medicina personalizzata che tante speranze sta offrendo in sanità e nella pratica clinica.

Come valutare l’acquisto di questo sistema innovativo?

Va ricercata una formula innovativa di contratto tra fornitore del sistema e azienda sanitaria, che a mio parere sia più vicino a un contratto di servizio che non ad altre forme di acquisizione. Anche in questo caso mancano le esperienze che non siano limitate a progetti di ricerca o comunque a funzioni limitate del programma di intelligenza artificiale.

È ancora prematuro vedere come l’intelligenza artificiale possa inserirsi nelle aziende sanitarie in modo organico.

Come si tutela una azienda sanitaria di fronte a un potenziale errore di un sistema di intelligenza artificiale?

Questo argomento verrà certamente sollevato da chi è contrario per principio alle innovazioni. Mi sembra evidente che al momento solo una persona fisica possa emettere una diagnosi ed esserne responsabile, e che quindi il problema della diagnosi automatica ad oggi non si ponga. Domani il legislatore dovrà farsi parte diligente per identificare ruoli e responsabilità in un processo di diagnosi e terapia automatica, se l’orizzonte sarà questo come pare.

Quali sono a suo avviso i punti chiave per una gestione responsabile dell’introduzione dell’intelligenza artificiale in sanità?

Apertura mentale; curiosità e disposizione all’innovazione; capacità organizzative superiori alla media; equilibrio nelle scelte e nelle soluzioni.