“Il 2016 è stato l’anno della sfida, il 2017 quello dell’apprendimento. Nel 2018, i bot cambieranno il mondo!”. A dirlo è Jin Tanaka, fondatore di diverse startup innovative, in un’intervista pubblicata recentemente su Forbes. Le chatbot (acronimo di chat robot), servizi di assistenza basati sul concetto di intelligenza artificiale, stanno letteralmente rivoluzionando il modo di ricercare le informazioni nel web. Attraverso applicazioni come Messenger e WhatsApp, queste permettono di rivolgere domande e richieste specifiche a dei software in grado di rispondere in tempo reale. Inoltre, grazie ad algoritmi di machine learning, le chatbot possono apprendere dai dialoghi passati e utilizzare le informazioni acquisite per migliorare progressivamente la qualità delle risposte. Si pensi, per esempio, a una chat in cui alla domanda “Dove posso andare a cena stasera?” si riceva non solo una lista di ristoranti presenti nelle vicinanze, ma anche una selezione di quelli più conformi ai gusti dell’utente.
Recentemente, le chatbot hanno fatto il loro ingresso nel mondo della salute, per esempio, come servizio di aggiornamento per i medici e gli operatori sanitari. È questo il caso di MSD Salute Bot, primo servizio di questo tipo sviluppato nel panorama delle aziende farmaceutiche italiane ed europee. Attualmente, è possibile interrogare il bot su malattie quali l’epatite C, le infezioni batteriche complicate, l’immuno-oncologia, il vaccino esavalente, il papilloma virus e il diabete, ma presto sarà possibile rivolgere domande relative a tutto il portafoglio dei prodotti e dei servizi di MSD. L’obiettivo è quello di dotare i medici specialisti di uno strumento che permetta loro di accedere rapidamente e in modo estremamente semplice a informazioni e contenuti selezionati sulla base delle loro necessità.
Le potenzialità in ambito sanitario non riguardano tuttavia solo l’aggiornamento dei medici. Infatti, le chatbot possono anche essere utilizzate come strumento di supporto per i pazienti. Un esempio in questo senso è ChatYourself, un servizio messo appunto dall’agenzia Young & Rubicam, con il patrocinio di Italia Longeva e il supporto di MSD, che aiuta chi soffre di Alzheimer a ottenere in modo automatico e immediato informazioni riguardanti la propria vita, come il nome dei figli, la strada per ritornare a casa o l’ora in cui prendere le terapie. Il paziente non deve far altro che chiedere e attendere la risposta del bot o, semplicemente, leggere le notifiche push che il sistema gli invia automaticamente. Sviluppata in collaborazione con psicologi specializzati, ChatYourself rappresenta quindi uno strumento utile soprattutto nelle prima fasi di malattia, caratterizzate da perdite di memoria e disorientamento spazio-temporale. Un primo esempio di chatbot a servizio dei pazienti ma non l’ultimo, perché crediamo che le tecnologie digitali se opportunamente usate possono “accorciare le distanze” tra medico e paziente e fornire un importante supporto alle condizioni di cronicità.