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Management della ricerca ArticoliTimeline

L’utilità visibile dell’infrastruttura della ricerca

Le tappe che hanno preparato il terreno a un governo della ricerca scientifica che richiede competenze e condivisioni, trasparenza e lungimiranza per garantire il successo della progettualità.

By Novembre 2017Luglio 31st, 2020Nessun commento

Il lavoro invisibile dei giardinieri: il titolo del Guardian introduceva a un mondo a parte, quello delle persone che si preoccupano che il terreno di gioco degli stadi inglesi sia sempre perfetto. Se la Premier League è uno dei campionati più divertenti – e quindi più seguiti e con un maggiore indotto economico – lo dobbiamo anche a questa attenzione infaticabile per il manto erboso dove scivola o rimbalza il Nike Ordem V, il pallone da calcio più famoso del mondo. Curare il tappeto ideale per giocare al calcio ai massimi livelli è anche un lavoro di ricerca: i fili di un’erba particolarmente resistente si intrecciano a una trama sintetica e il tutto è ben piantato su un terreno reso perfettamente permeabile da un’elevata componente di sabbia. Insieme ad altre decine di profili professionali specializzati, anche botanici e giardinieri: anche loro concorrono alla infrastruttura che rende così conveniente e produttivo uno dei più grandi spettacoli del mondo. Una infrastruttura solida e qualificata è la premessa del successo di qualsiasi progettualità: anche nel campo della ricerca scientifica, medica e sanitaria, ovviamente. Per precisare i contenuti di questa rete di sostegno e definirne i confini è utile ricostruire ciò che è successo dal dopoguerra a oggi, a partire dall’attività di ricercatori come sir Austin Bradford Hill e sir Richard Doll nella Londra che si ricostruiva dopo la seconda guerra mondiale. Nello scorrere delle date e degli eventi ci accorgiamo che il governo della ricerca passa attraverso la definizione di regole condivise, di un lessico comune, di percorsi che si toccano, si affiancano, si supportano l’uno con l’altro.

Etica è un’altra parola chiave. Etica come distinzione di ciò che etico, legittimo, giusto. Il lavoro dei codici di comportamento capaci di informare le decisioni della ricerca di base e applicata ha preso avvio precocemente, anche per effetto della tragedia del conflitto mondiale: è stato ed è al centro dell’attenzione di organismi sovranazionali, come la World health organization o l’Unione europea, accompagnato dalla riflessione operativa di istituzioni pubbliche, come la Food and drug administration, o private, come lo International committee of medical journal editors.

Collaborazione che supera confini, che prova ad andare oltre la distinzione tra pubblico e privato, tra miglioramento di salute della popolazione e profitto d’impresa. Collaborazione possibile attraverso regole sulle quali ricercare e trovare un’intesa, da perseguire attraverso comportamenti trasparenti e fair, onesti, rispettosi e giusti, che permettano di completare nel migliore dei modi il percorso dalla generazione degli interrogativi di ricerca alla disseminazione dei risultati.

Condivisione è infatti il momento di snodo di un percorso circolare, quello del ciclo della ricerca sostenuto dalla migliore infrastruttura possibile. Non a caso molte delle milestone sono riferite a momenti chiave in cui sono stati definite e dettate le modalità più corrette per la comunicazione della ricerca: dalla stesura degli Uniform requirements for manuscripts all’avvio del lavoro sulla determinazione dei core outcome, fi no alla serie di eventi che hanno portato oggi a un’accessibilità dei dati di ricerca che – sebbene ancora possa essere migliorata – rappresenta pur sempre una conquista rispetto anche solo a pochi anni fa.

Negli anni ottanta, il calcio inglese sembrava aver optato per un graduale ma totale passaggio a campi da gioco artificiali: un espediente per ridurre i costi di manutenzione, per dare certezza di svolgimento degli eventi, forse per accontentare i produttori di artificial pitch. La plastic revolution, però, fu interrotta: tutti gli stakeholder del calcio britannico furono d’accordo nel ritenere preferibile investire di più e meglio nella ricerca sui terreni naturali. Non sempre le scorciatoie aiutano ad arrivare prima ai risultati.