Lazio Innova è una società controllata dalla regione che progetta e gestisce programmi per lo sviluppo economico del territorio e la valorizzazione sui mercati esteri dei settori di eccellenza del Lazio. Ne parliamo con il direttore generale, Andrea Ciampalini.
Qual è il ruolo di Lazio Innova per l’accesso ai fondi strutturali per la ricerca nel campo biomedico e sanitario?
Il settore biomedico e sanitario è una delle sette aree di specializzazione su cui la Regione Lazio ha deciso di concentrare gran parte delle risorse della programmazione europea 2014-2020. Oltre a un ruolo di animazione del distretto tecnologico delle bioscienze, organizzando per esempio specifici eventi di settore (il più importante è Meet in Italy for Life Sciences – MIT4LS), Lazio Innova ha gestito, nell’ambito del più ampio programma di 150 milioni di euro per la reindustrializzazione del Lazio, il bando Life2020 che ha reso disponibili 18,5 milioni per progetti di imprese e centri di ricerca. Obiettivo del bando è rendere il sistema industriale regionale più competitivo anche nello scenario internazionale. Parallelamente, Lazio Innova sta dando concreta attuazione al citato programma di venture capital, già positivamente sperimentato durante la programmazione europea 2007-2013, consolidato e migliorato nell’attuale programmazione. Si tratta di oltre 100 milioni di euro che la Regione Lazio ha stanziato per il consolidamento del mercato del capitale di rischio, nel cui ambito il biotech e il biomedicale si confermano tra i settori maggiormente in grado di esprimere vitalità e capacità innovativa.
Il biotech e il biomedicale rappresenta un motore di sviluppo anche economico della regione e del paese…
Lazio Innova è il principale soggetto attuatore della politica regionale per lo sviluppo economico. Il suo ruolo non è solo stimolare gli investimenti per la ricerca ma anche contribuire a colmare il gap fra ricerca e business. E non a caso, quest’anno, la seconda edizione di StartupOnstage è dedicata prevalentemente alle biotecnologie. StartupOnstage è un boot camp organizzato da Lazio Innova, in collaborazione con Assobiotec e Intesa Sanpaolo, che prevede tre giornate di training, mentorship e pitching per startup e team di ricercatori.
Cosa ritiene prioritario per garantire un sistema industriale regionale molto competitivo nel settore biomedico?
Favorire in ogni modo il rapporto impresa-ricerca e i processi di open innovation. Oggi nel Lazio sono presenti grandi capacità di ricerca sia pubblica sia privata, che in alcune nicchie raggiunge livelli di eccellenza mondiale, e un capitale umano estremamente preparato e competente, nonché una capacità produttiva di grande qualità. Tutto ciò è la ragione della stabile presenza sul territorio delle più importanti multinazionali del settore farmaceutico, biomedicale e sanitario. Malgrado questo, però, il nostro territorio ospita attività industriali, di ricerca e innovazione, in misura minore rispetto al potenziale di cui disponiamo. Molto si può fare nel rendere gli output, in termini di valore economico e nuovi posti di lavoro, più adeguati al consistente patrimonio di conoscenze disponibile nel Lazio. Nel sistema industriale regionale il settore farmaceutico è tra i più competitivi, mentre quello biomedicale è relativamente più debole rispetto ad altre regioni italiane, un settore in cui l’innovazione tecnologica gioca un ruolo primario. Riuscire a fare sistema tra le eccellenze del territorio può stimolare la crescita e la competitività anche sui mercati internazionali. Ed è per questo che la Regione Lazio ha lanciato una serie di bandi con l’obiettivo di rafforzare le sinergie tra imprese, comprese le startup innovative, e organismi di ricerca.
Riuscire a fare sistema tra le eccellenze del territorio può stimolare la crescita e la competitività anche sui mercati internazionali.
Nel nostro paese qual è il principale ostacolo al trasferimento dei risultati della ricerca biomedica innovativa in valore?
Sono diverse le ragioni, molte delle quali peraltro identificate da tempo, che contribuiscono a determinare una performance insufficiente dell’Italia, e anche dell’Europa nel suo complesso se paragonata ad altri sistemi economici, nel far giungere al mercato i risultati dell’attività della ricerca. In prima battuta, una differenza nell’impatto che le attività di valorizzazione della ricerca hanno sul percorso curriculare di chi fa ricerca. Ancora oggi, per chi vuole fare ricerca, pubblicare è più importante di ogni altra cosa e mancano meccanismi che riescano a conciliare le esigenze dell’accademia con quelle dell’impresa. Inoltre, nel nostro paese, ancora si deve affermare pienamente una cultura dell’imprenditorialità per opportunità, di tipo seriale, che non nasca da esigenze più riferibili all’autoimpiego. Su questo, poi, si innesta come un fattore di freno specifico e addizionale una cultura del fallimento che tende a mortificare e inibire la volontà di realizzare ulteriori tentativi che facciano tesoro dell’esperienza guadagnata. Infine, il ruolo della finanza. Il mercato del venture capital e del private equity in Italia si sta finalmente consolidando, seppure con numeri ancora contenuti. Questa situazione penalizza in maniera particolare il settore biotech, nel quale sono spesso necessari investimenti rilevanti già nelle prime fasi dei progetti di valorizzazione della ricerca.
Dunque come colmare il gap tra ricerca di base e applicazione commerciale?
Attrarre operatori dell’equity specializzati in questo settore, e nel Lazio, come lo stiamo facendo con Fare Venture, può rappresentare un elemento decisivo perché le applicazioni commerciali della ricerca di base siano più numerose, abbiano più successo e radichino sul nostro territorio posti di lavoro di alta qualità. Centrale è anche il tema della vitalità degli ecosistemi, che sempre più devono essere in grado di favorire i processi di dialogo e scambio che oggi si avvalgono degli hub e delle infrastrutture di ricerca avanzate (vedi pp. 28-29). Proprio in tal senso sono indirizzate le ultime iniziative della Regione Lazio per sostenere la nascita di una rete territoriale che funga da ponte tra ricerca, impresa e mercato. È questa la finalità del bando recentemente pubblicato, e gestito da Lazio Innova, che stanzia 10 milioni di euro di contributo a fondo perduto.