Tra i diversi temi affrontati fino ad oggi dal gruppo di lavoro Forward, quello dei big data ha richiesto un maggiore sforzo per mettere insieme tutti i punti necessari a un utile approfondimento. Siamo partiti dalla definizione, passando per grandi entusiasmi ma anche attraverso profonde diffidenze, per studiare ciò che già oggi si può e quello che potremmo mettere in pratica con questa enorme mole di dati che circonda, osserva ma forse anche condiziona il mondo della salute.
Nonostante molti siano concentrati sull’aggettivo semplice e immediato, è chiaro che non si tratta solo di una questione di volumi. La possibilità di connettere sistemi diversi, combinare dati attraverso linguaggi condivisi, trasformare il rumore di fondo in nuove e utili informazioni, aumentare i punti di osservazione sui fenomeni, rendere più efficienti in termini di tempo e spazio le rilevazioni, sono tutte potenziali vantaggi che sembrano ora possibili. Allo stesso tempo, bisogna tener conto dell’affidabilità dei risultati prodotti, della loro riproducibilità e di molti atri potenziali bias che rischiano di trasformare i big data in fonti di big error. Tra le altre cose vale la pena aggiungere anche il non trascurabile rischio di intrusione nella vita privata di ognuno di noi legata alla fame di informazioni che alimenta i big data.
Ancora una volta non troverete in queste pagine delle conclusioni o delle soluzioni ai tanti problemi che sono legati al tema. Il limite delle pagine disponibili non esaurisce di certo un argomento su cui potrebbe essere importante ritornare. Tuttavia, contiamo di aver messo insieme esempi, esperienze e punti di vista utili ad approfondire e a discutere criticamente se i big data possono diventare una nuova frontiera della conoscenza in medicina.