Ai confini delle grandi città, complice anche la pandemia di covid-19, le famiglie si trovano sempre più in difficoltà. Anche per questo è nata la casa di quartiere del Quarticciolo, borgata romana di periferia costruita dal governatorato fascista negli anni trenta del secolo scorso per allontanare i ceti popolari dal centro città. Oggi, nonostante il quartiere sia pienamente inserito nel tessuto urbano e non più geograficamente estrema periferia della città, molte delle 6.000 persone che lo abitano non riescono ad accedere regolarmente a un alloggio popolare, non avendo così accesso ai diritti che ne derivano. Tra questi, la difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie. L’ambulatorio popolare, fornendo visite mediche di base, supporto psicologico, educazione alla salute, cerca di sopperire alle falle di un Sistema sanitario nazionale che impone tempi di attesa troppo lunghi e costi troppo alti per saltare le file ricorrendo alle prestazioni private.
“Ogni quartiere è diverso e ha le sue difficoltà e avere un ambulatorio popolare al suo interno ci consente, insieme agli abitanti, di capire quali sono i problemi primari e come affrontarli”, spiega Alessia Pontoriero, del Comitato di Quartiere Quarticciolo. “Noi diciamo sempre che se i nostri vicini di casa hanno accesso alla salute, al medico di base, al Servizio sanitario nazionale, ma anche all’educazione e allo sport, viviamo meglio tutti. È una questione di civiltà e democrazia”.
Nella Casa di quartiere del Quarticciolo Carlo Saitto, autore del volume “La sanità non è sempre salute” pubblicato dal Pensiero Scientifico Editore, ha incontrato gli abitanti del quartiere e i volontari della Casa di comunità. Nel libro l’autore analizza le disuguaglianze nella mortalità tra i diversi municipi di Roma e, partendo dai dati, riflette su quanto le disuguaglianze sociali si ripercuotano sullo stato di salute dei cittadini e di come opportune scelte politiche e strategie sociali possano colmare distanze altrimenti difficili da superare.