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Confini Interviste

Pubblico e privato. Un confine fluido in sanità?

Contatti al confine, con l’ascolto reciproco

Intervista a Viviana Ruggieri

External relations, market access & regulatory Director Gruppo Servier in Italia

By Marzo 2023Aprile 6th, 2023Nessun commento
obiettivi condivisi tra imprese e istituzioni
Fotografia di Giacomo Doni

Finanziare. Progettare. Costruire. Operare. Erogare. Mantenere.

Non mancano i terreni su cui immaginare una collaborazione tra le istituzioni e le imprese. Tra pubblico e privato. I sistemi sanitari saranno sempre di più sollecitati a migliorare qualità ed efficienza delle strategie di prevenzione, tutela della salute e assistenza. Inoltre, c’è la grande sfida della raccolta dati, del proteggerli e utilizzarli. Ancora, i sistemi sanitari dovranno aprirsi a un’integrazione con la componente sociale, rispondendo alle esigenze di assistenza lungo tutto l’arco della vita e utilizzando la tecnologia per migliorare l’erogazione delle prestazioni. La collaborazione è indispensabile. Da sette anni Forward è un esempio di come si possa stabilire uno spazio di confronto attivo, potenzialmente costruttivo, in cui le diverse parti siano disponibili a dialogare in modo aperto, dimenticando talvolta l’abito al quale sono più legate.

Quali sono gli obiettivi condivisi tra imprese e istituzioni che operano in campo sanitario?

L’obiettivo comune è dare ciascuno il proprio contributo alla società. Un’azienda lo fa mettendo a disposizione competenze e strumenti che purtroppo oggi, banalizzando, si considerano solo prodotti. Penso, infatti, che oggi un’azienda del farmaco svolga un ruolo centrale nel sistema salute fornendo soluzioni terapeutiche da un lato ma anche idee, risorse, punti di vista differenti e conoscenza del territorio. Le imprese, attraverso le loro istanze ed iniziative, forniscono una spinta rispetto all’inerzia che tende ad avere la pubblica amministrazione nel contesto attuale. Le aspettative per una collaborazione sono poi condizionate dai pregiudizi, dall’errore di “confinare” l’altro, dalla mancanza di ascolto reciproco e di chiarezza negli strumenti normativi che delimitano appunto “i confini”. L’aspettativa reale è quella di una partnership nel cui ambito ciascuno fornisce il proprio contributo di valore per raggiungere obiettivi comuni all’interno di un campo di gioco le cui regole sono definite in partenza, condivise e rispettate da entrambe le parti. Si ritiene spesso che solo le aziende siano mosse da interessi specifici, ma di fatto anche le istituzioni seguono le stesse dinamiche.

Si ritiene spesso che solo le aziende siano mosse da interessi specifici. Ma anche le istituzioni seguono le stesse dinamiche.

Si è parlato delle imprese come fornitori di esperienza e di una specifica cultura nei confronti delle istituzioni. Secondo lei qual è la conoscenza maggiore che potrebbe essere trasmessa dalle imprese private alle istituzioni pubbliche?

La conoscenza della realtà. La presenza sul territorio permette la raccolta continua di informazioni e di dati che possono fornire elementi importanti sull’implementazione delle decisioni assunte a livello istituzionale, sia nazionale che regionale. Uno sguardo limitato – “confinato” – solo sul proprio mondo non permette di leggere la realtà per quello che è. La condivisione delle informazioni potrebbe essere strategica per entrambe le parti. Eppure vi sono istituzioni che ancora non condividono i loro dati, condizionando le scelte e le decisioni di molti attori del sistema, senza valutare l’impatto sulla vita dei cittadini e delle aziende.

Fonte: Crea Sanità, 18° Rapporto Sanità. | Fonte: Ema, dati riferiti al 2018-2019.

Prenderei ad esempio quel che accade nel percorso di accesso ai farmaci. Nel momento in cui il farmaco viene autorizzato a livello nazionale si immagina che – sulla base del nostro sistema universalistico – tutti i pazienti possano usufruirne contemporaneamente in una dimensione di equità di accesso. Sappiamo invece che esistono 21 differenti realtà regionali che generano con i loro percorsi amministrativi grandi disparità. Se le aziende non avessero segnalato il problema, questa disparità non sarebbe stata tangibile. Altro esempio importante – molto correlato alla mancata condivisione di informazioni – è quello dell’aderenza. Le aziende ne hanno iniziato a parlare diversi anni fa sottolineando come avrebbe dovuto essere un tema di interesse anche per le istituzioni, senza riscontrare inizialmente molta attenzione. Ci sono voluti diversi anni prima che diventasse un argomento di rilevanza generale e lo stimolo è arrivato dal privato. Dunque, credo che un’azienda possa contribuire in maniera importante al processo di miglioramento continuo che deve necessariamente caratterizzare il settore della salute, stimolando la riflessione su alcuni temi importanti portando la propria esperienza, il proprio contributo, le proprie competenze e la propria visione sistemica.

Quali contaminazioni di valori o di esperienze sarebbero auspicabili tra pubblico e privato?

Penso sia necessario prevedere dei momenti di confronto in cui l’azienda possa condividere le informazioni raccolte, anche per assicurarsi che le decisioni che ne scaturiscono siano assunte in maniera intellettualmente onesta. Questo partendo dalla premessa che l’interesse di tutte le parti sia la salute dei cittadini e che qualsiasi scelta sia compiuta dopo una valutazione equa del valore di ciascuna proposta ricevuta. Servirebbero, come avviene in altri Paesi, momenti strutturali per ascoltare e riconoscere l’interesse dell’altro, stabilendo un confine che sia un punto di contatto e qualcosa che sottolinei la distanza. Parlando del percorso decisionale, se ci fossero più trasparenza e momenti di condivisione probabilmente molte cose si risolverebbero. Un altro aspetto riguarda la contaminazione delle idee, e il progetto Forward ne è un esempio: diversi professionisti, ciascuno con la propria esperienza e la propria visione, mettono in comune le proprie idee. Credo purtroppo che manchino luoghi e circostanze in cui farlo e dovrebbero essere favoriti dalle istituzioni. Non vorrei sembrare nostalgica, ma in passato c’erano più occasioni per confrontarsi in modo costruttivo… si passava una giornata a riflettere, a cercare di venirsi incontro, trovare delle soluzioni condivise nel rispetto degli interessi delle singole parti, sempre con la logica di collaborare per la salute dei cittadini. Oggi questo approccio si è un po’ perso e non vorrei che questo sia dovuto al timore di un confronto aperto e costruttivo.