In questo nuovo numero di Forward ritroverete alcuni temi che avevamo già cominciato ad affrontare negli approfondimenti dedicati a dove la medicina del futuro si collocava in termini di tempi e spazi. Abbiamo approfittato di quella che ormai è una cifra distintiva del nostro gruppo di lavoro: immaginare futuri interventi sanitari mescolando punti di vista differenti in modo da offrire scenari che siano non troppo lontani dai pazienti né inutilmente vicini.
In questo senso, l’esercizio necessario per definire una posizione “prossima” alla medicina del futuro l’abbiamo scoperta non solo nelle innovazioni che permettono di portare la cura più facilmente e velocemente a distanza. Si tratta anche dello sforzo di ragionare con gli occhi del destinatario finale e della scelta di ascoltare i suoi bisogni di salute. I contenuti della medicina di prossimità non possono essere risolti solo con tecnicismi “tele-qualcosa”. Altrimenti la costruzione di reti o di procedure di intervento sanitario rischia di produrre assistenza solo sulla carta. A prescindere dalla volontà di facilitare l’accesso alle cure, il punto di partenza dovrà essere necessariamente l’ascolto. In pratica, non possiamo fidarci solo delle nuove tecnologie per pensare di ridurre le distanze da chi ha bisogno di una medicina più vicina e pronta a rispondere alle esigenze, le più distanti e diverse.
Ancora una volta le parole di Forward lanciano una sfida sui contenuti all’ultimo slogan del momento. Sarà interessante verificare nel prossimo futuro se “prossimità” è solo una nuova parola chiave utile a riempire i titoli di tante conferenze o avvierà effettivamente una nuova stagione dove la medicina si apre ad una nuova prospettiva.