Le sessioni di studio che abbiamo con il gruppo Forward sono da sempre dedicate a temi che, noi immaginiamo, condizioneranno le cure e la salute di domani. Alle volte ci domandiamo: “Ma questo futuro quando ha avuto inizio?”. In questo nuovo numero abbiamo cercato di concentrarci proprio su storie che raccontano un divenire nell’ambito medico di cui forse non abbiamo ancora messo a fuoco del tutto i contorni.
Non si tratta della fotografia di un fiume o quella di un orizzonte che fa vedere il suo arrivo in mare, ma della mano immersa nell’acqua che scorre e che sente che qualcosa avviene o è già avvenuta. La capacità di intercettare i segnali, di interpretarli per tempo adeguando le decisioni ai cambiamenti è diventata indispensabile per poter governare il futuro, mentre questo si realizza.
Avviene ad esempio che ci troviamo malati e/o che la pratica clinica è cambiata e noi siamo presi alla sprovvista trovandoci impreparati. Ancora una volta non è la velocità dei processi a poterci salvare, bensì la capacità di avere a disposizione il tempo giusto per guardare in profondità le cose e studiare i fenomeni.
Possiamo forse correre il rischio di essere dei nostalgici del futuro. Ma sarebbe ben più pericoloso che il futuro ci trovasse senza che noi lo si sia saputo o voluto leggere per tempo.