“Quando mi sono laureato, sono andato all’estero per studiare filosofia. Speravo di diventare filosofo, ma ho dimostrato di essere molto scarso in quel campo. Ho provato a mettere su una rock band. Non puoi sapere quanto non si potessero sentire le canzoni che scrivevo. Ho scritto una canzone, ad esempio, che paragonava il mio amore per una ragazza al declino del marxismo. Poi, ho lavorato nel governo ad una legislazione sanitaria che non solo non andava da nessuna parte, ma riportava indietro di quasi due decenni la prospettiva di una riforma sanitaria.
Ma l’unico fallimento è nel non riuscire a salvare qualcosa. Ho conservato idee, esperienze e rapporti con persone che hanno cambiato profondamente quello che ho potuto fare quando ho finalmente trovato il posto che faceva al caso mio, che era la medicina.
Quindi correrai dei rischi e avrai dei fallimenti. Ma quello che conta è ciò che accade dopo. Spesso quello che ti sembra un fallimento non lo è. Ma devi essere pronto, se accade: lo ammetterai quando le cose andranno male? Farai qualcosa per sistemare le cose? Perché la differenza tra il trionfo e la sconfitta, scoprirai, non riguarda la disponibilità a correre dei rischi. Riguarda la capacità di venirne fuori”.
Traduzione parziale dell’articolo “Failure and rescue“
The New Yorker, 2 giugno 2012