Nel gruppo di lavoro Forward scegliamo tutti insieme le parole chiave che guidano ogni nuovo numero. Ve ne sono alcune a cui i singoli si affezionano più di altre promuovendole nei periodici incontri del gruppo di lavoro. Per quanto mi riguarda confesso che quest’ultima è quella che più di altre mi ha trovato come suo convinto sostenitore. In medicina l’esercizio del trial and errors è una pratica antica ma personalmente sono convinto che anche per il futuro sarà lo spartito attraverso cui si declineranno le terapie più innovative. Non bastasse questo, l’emergenza covid-19 dovrebbe averci ancora una volta rammentato come di fronte alle grandi incertezze non ci rimane che provare, sperimentare e imparare dai nostri errori.
Eppure, dell’insuccesso non si riesce facilmente a discutere. Inostri curricula personali non ne portano traccia, le riviste scientifiche faticano a restituirci dati negativi, i convegni difficilmente si concentrano sui fallimenti, i media non si entusiasmano sui tentativi errati e, infine, il pubblico mal sopporta tutto ciò che termina con “non lo sappiamo” o peggio, “non ha funzionato”.
Ancora una volta Forward e il suo “metodo” offrono l’opportunità di studiare, attraverso diversi punti di vista, la capacità di trarre le migliori lezioni possibili da ogni singolo insuccesso, capitalizzando conoscenze che non possono fare a meno di passare attraverso errori, sbagli per capire al meglio la complessità.
Tra le tante cose dette e riflessioni fatte che troverete nelle pagine che seguono, valga per tutte l’esercizio personale di un “reverse curriculum vitae”, che suggerisco a tutti: in fin dei conti i fallimenti ci raccontano meglio di ogni nostro singolo successo.