Se pensiamo all’autrice della famosa serie di libri per ragazzi Harry Potter ci viene in mente il volto di una elegante donna inglese di circa cinquant’anni, miliardaria, filantropa, oratrice apprezzata e conosciuta in tutto il mondo. Eppure J.K. Rowling, poco prima di pubblicare il primo libro della saga, era semplicemente Joanne Rowling, una madre single che viveva nella periferia di Edimburgo grazie ai sussidi statali e nient’altro su cui contare, se non gli appunti da cui stava nascendo l’idea del mago più famoso al mondo.
Nel 2019, secondo le classifiche di Forbes, Joanne Rowling ha guadagnato circa 92 milioni di dollari, diventando, per la seconda volta, la scrittrice più pagata al mondo. Prima della fama però ha vissuto quello che lei stessa ha definito – durante il suo celeberrimo discorso tenutosi all’università di Harvard, nel 2008 – “il momento più buio della mia vita”. In quell’occasione ha ripercorso gli anni che hanno preceduto la pubblicazione del primo libro della saga. “Ciò di cui avevo più paura alla vostra età non era la povertà, ma il fallimento” confida l’autrice ai neolaureati di Harvard. “Penso sia giusto dire che, oltre ogni misura, nei soli sette anni successivi al giorno della laurea ho fallito in modo epico. Un matrimonio eccezionalmente breve si era appena sgretolato, ero senza lavoro, orfana di madre, e povera tanto quanto era possibile esserlo nell’Inghilterra moderna senza essere una homeless. Le paure che i miei genitori avevano manifestato e che io mi ero figurata erano arrivate: ero il più grande fallimento che avessi mai conosciuto”. Laureata in lettere classiche, anziché ottenere un diploma professionale come desideravano i genitori, Joanne visse esattamente la condizione che la famiglia sperava che lei non dovesse conoscere mai. Quel periodo fu brutto, “non avevo idea quanto lungo fosse quel tunnel e per molto tempo la luce alla fine di esso era solo una speranza, non una realtà”.
Allora perché parlare dei benefici del fallimento?
Fallire ha voluto dire spogliarsi dell’inessenziale, racconta la scrittrice. “Ho smesso di fingere di essere qualcos’altro se non me stessa e ho iniziato a indirizzare tutte le mie energie verso la conclusione dell’unico lavoro che per me aveva importanza. Non mi occupavo davvero di nient’altro, se non trovare la determinazione nel riuscire in un campo a cui credevo di appartenere veramente. Ero finalmente libera perché la mia più grande paura si era davvero avverata, ed ero ancora viva, e avevo una figlia che adoravo, e avevo una vecchia macchina da scrivere e una grande idea. E così queste poche certezze divennero solide fondamenta su cui ricostruire la mia vita”. Il desiderio di scrivere romanzi divenne per Joanne una stella polare con cui orientarsi. Nonostante la determinazione, il primo manoscritto venne rifiutato da oltre dieci case editrici prima di trovare quella giusta, che contribuì a creare il fenomeno letterario che tutti noi conosciamo. “È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non viviate in modo così prudente da non vivere del tutto – in quel caso, avrete fallito in partenza”.
“Fallendo ho imparato cose su me stessa che non avrei mai imparato in un altro modo. Ho scoperto che ho una forte volontà e molta più disciplina di quanto pensassi”. Sapere che vi rialzerete più saggi e più forti dalle cadute – prosegue – significa che sarete, da quel momento in poi, sicuri della vostra capacità di sopravvivere. “Non conoscerete mai voi stessi, e la forza dei vostri legami affettivi, fino a quando entrambi non saranno provati dalle avversità”.
“Avendo una macchina del tempo – o una giratempo (per i fan della saga, ndr) – direi alla me stessa di 21 anni che la felicità personale si trova nel sapere che la vita non è una lista di cose da raggiungere o in cui avere successo. Le vostre qualifiche, il vostro curriculum, non sono la vostra vita, sebbene possiate incontrare molte persone della mia età o più grandi che confondono le due cose. La vita è difficile, è complicata, è qualcosa che va oltre la possibilità di essere totalmente sotto controllo, è l’umiltà di sapere che sarete capaci di sopravvivere alle sue sfide”.