Quali sono le opportunità e le difficoltà della ricerca di rete nella pediatria di famiglia?
La prima difficoltà, la più gravosa a cui far fronte, non è esclusiva della pediatria di famiglia ma comune a tutte le aree della salute: è che la ricerca non ha una dignità riconosciuta. A scuola non si insegna cosa è la ricerca, come si deve essere svolta (strumenti, attitudini, regole), perché è necessaria (è ubiquitaria e interessa tutti), non solo come percorso epistemologico (teorico) ma come attività che, sebbene condotta da pochi e con pochi, fornisce risultati generalizzabili a molti. Tutto questo non viene insegnato esplicitamente all’università (“accademia”), nonostante la raccolta delle informazioni, la loro valutazione, l’interpretazione rispetto alla conoscenza esistente, l’esplicitazione di un intervento che ne consegue e la misura della sua efficacia rappresentino il percorso diagnostico-terapeutico medico, ma anche le tappe di una ricerca/studio. Forse si fa spesso ricerca senza saperlo? Sì, se non viene fatta in modo appropriato e aggiornato, e inserita in un contesto di confronto e condivisione. Fare ricerca non è una condizione acquisita per investitura e garantita a tempo indeterminato, ma un processo professionale essenziale per rispondere ai bisogni dei pazienti. Tutto questo ha a che fare con le opportunità e con le reti. Le opportunità e le reti si creano con tenacia e perseveranza. Alcuni esempi consolidati ci sono anche nella pediatria di famiglia. Il maggior lavoro di tessitura di una rete pediatrica – autonoma, trasparente, resistente nel tempo – è stato svolto dall’Associazione culturale pediatri (www.acp.it). Un lavoro che continua nonostante il dover far fronte a un’altra rilevante difficoltà comune a tutta la ricerca: la disponibilità di risorse.
Quali sono le esperienze di ricerca di rete più significative in Italia?
Lo studio Nascita è tra le ricerche più ambiziose attualmente in corso, che vede la partecipazione di pediatri di famiglia (circa 200), nuovi nati (almeno 5000) e rispettive famiglie (genitori, nonni, bisnonni): una rete nazionale di cittadini interessati a comprendere e a migliorare il benessere dei bambini dalla nascita sino(almeno) all’ingresso della scuola dell’obbligo. In passato il traguardo più ambizioso raggiunto è stato il trial clinico controllato randomizzato verso placebo sull’efficacia del beclometasone nella profilassi del wheezing virale – un’attitudine esclusivamente italiana, costosa per la comunità e non basata su prove di efficacia. Una rete di 45 pediatri di famiglia e 525 bambini/e, in questo caso, ha contribuito a definire un appropriato percorso diagnostico-terapeutico basato sulla dimostrata efficacia ed efficienza dei risultati. Ma ci sono anche altre esperienze/ricerche da ricordare, tra le quali: lo studio sull’appropriatezza prescrittiva degli antibiotici, quello sulla gestione del testicolo ritenuto, quello sulla terapia dell’asma, dell’otite media acuta oppure sull’uso dei test rapidi nell’ambulatorio del pediatra di famiglia. Tante esperienze significative che hanno cambiato la pratica dei partecipanti ai vari studi: perché fare ricerca nella pratica è lo strumento più proficuo per un aggiornamento professionale attivo. I limiti (altre difficoltà comuni ad ogni ricerca) sono rappresentati nel non riuscire sia a comunicare in modo incisivo e convincente i risultati a chi non ha partecipato, affinché tutta la comunità ne possa beneficiare, sia a mettere a regime i risultati ottenuti (mettere a regime l’efficacia, quindi l’efficienza). Come abbiamo potuto verificare con lo studio sul beclometasone, non è sufficiente pubblicare su riviste nazionali e internazionali i risultati, ma sono necessari anche altri interventi che spettano ai decisori politici e che passano nell’aggiornamento e adeguamento ai bisogni dell’organizzazione del Servizio sanitario nazionale.
Fare ricerca di rete nella pediatria di famiglia con e per i bambini e le loro famiglie è possibile e necessario per il benessere dell’intera comunità.
Cosa può insegnare la ricerca con i pediatri di libera scelta alla ricerca di rete nelle malattie degli adulti?
Che è possibile fare ricerca in ogni area e contesto, persino in quelli considerati meno nobili. C’è bisogno di formazione e aggiornamento continui, anche attraverso l’utilizzo e l’adeguamento delle risorse tecnologiche. Alcune esperienze di journal club, newsletter, corsi Fad – create e gestite da gruppi di pediatri di famiglia – resistono nel tempo indicando che la volontà al confronto tra pari, la disponibilità a discutere della propria pratica e di rispondere a comuni e rilevanti “perché?” ancora inevasi (quindi fare ricerca nella pratica) ci sono e si mantengono nella comunità della pediatria di famiglia (dove le reti vengono armate e posate). Fare ricerca di rete nella pediatria di famiglia con e per i bambini e le loro famiglie è quindi possibile e necessario per il benessere dell’intera comunità.