Da tempo il concetto di “rete” ha fatto ingresso nella teoria organizzativa e rappresenta un tema cardine nelle strategie e nei processi di management, anche in ambito sanitario.
La metafora della rete si contrappone a quella del “castello”, quale immagine dell’organizzazione tradizionale, in cui prevalgono l’ordine, le regole, la gerarchia, e una certa staticità dell’assetto interno, poco incline al confronto con l’ambiente esterno. Un modello entrato in crisi non per scelta, ma per necessità, dal momento che, in un mondo che cambia sempre più rapidamente, nessuna organizzazione può sopravvivere se non aprendo i propri confini e costruendo un sistema di relazioni e interdipendenze con altri soggetti.
L’accentuata circolazione delle informazioni e degli scambi genera contesti sempre più dinamici, in cui il cambiamento non è mai (come nel castello) la conseguenza della decisione di un soggetto che dirige dall’alto, ma la risultanza di una interazione continua tra tanti soggetti che devono apprendere a regolare la propria azione in funzione di quella degli altri, a coordinarsi, integrarsi, adattarsi e sperimentare nuove forme organizzative e soluzioni più flessibili.
In sanità questo è evidente. Non parliamo più di singoli ospedali ma di reti ospedaliere, di un’offerta frammentata in tante strutture autonome ma di reti di servizi integrati, usiamo sempre più le tecnologie per costruire reti (pensiamo ai laboratori, alla diagnostica per immagini o alla logistica), e sappiamo che i percorsi diagnostico-terapeutici richiedono un approccio multidisciplinare, multispecialistico e multidimensionale poco praticato sino a pochi anni fa, in cui il paziente stesso non è considerato il mero destinatario di un servizio, ma un nodo essenziale della rete e co-produttore del processo assistenziale e di cura.
Oggi non possiamo scegliere se agire o non agire in un sistema reticolare, tuttavia dipende ancora dalla nostra responsabilità il “come”, la capacità di pensare, di agire ed evolvere in modo strutturalmente integrato con gli altri nodi della rete. Cambiare il nostro modo di cambiare appare la vera sfida del terzo millennio.