Il punto di vista di Walter Ricciardi
Serve il coraggio di dire le cose, di difendere il Ssn e i valori della nostra Costituzione. La prima scelta è mettere la sanità al centro dell’agenda politica del paese.
La battaglia riguarderà innanzitutto chi dovrà finanziare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) che dipende dalla fiscalità e quindi dalla ricchezza del paese. Se non cresce – come di fatto non sta crescendo – saremo nelle condizioni di oggi e di chi dovrà pensare alla legge finanziaria. Riguarderà però anche chi deve gestire una sanità in difficoltà per la carenza di personale: molti medici neolaureati sono costretti ad andare all’estero e difficilmente faranno ritorno, visto che lo stipendio medio di un medico italiano è tra i più bassi. Sarà una battaglia anche per i professionisti che restano perché dovranno fronteggiare con risorse sempre più scarse le richieste dei cittadini e senza poter disporre di tecnologie essenziali, come accade già oggi in alcune parti del paese in cui la diagnostica per immagini è ancora antidiluviana. Sarà una battaglia soprattutto per i cittadini che faranno sempre più fatica a pagare l’assistenza. È una grande ingiustizia, non solo perché quello alla salute per la nostra Costituzione è un diritto fondamentale, ma anche perché distinguerà tra cittadini di serie A e di serie B.
C’è il timore che vengano stravolti i principi alla base del Ssn?
La paura esiste e lo dimostra la ripresa dei viaggi della speranza dal sud al nord, con cittadini che non possono permettersi l’albergo e dormono sulle panchine fuori dagli ospedali del nord. Come anche il fenomeno dei cittadini che cambiano la residenza per accedere ai farmaci costosissimi che la loro regione non garantisce più.
Serve coraggio per preservare il Snn?
Serve il coraggio soprattutto per dire queste cose, perché oggi sono note agli addetti ai lavori ma non alla popolazione. Il coraggio è quindi quello di dirle, di difendere il Ssn e i valori della nostra Costituzione. Poi, ci vuole coraggio nel portarle avanti e anche pragmatismo perché sarà difficile fare cose, come la riforma costituzionale, che consentirebbe un diverso rapporto tra stato e regioni. I cittadini, forse in modo un po’ impulsivo, hanno bocciato quella precedente, ma di fatto oggi le strutture centrali del paese non hanno nessuna possibilità di intervenire correggendo l’azione delle regioni.
Il punto di vista di Alessio D’Amato
Sicuramente preservare il Servizio sanitario nazionale (Ssn) sarà una battaglia, com’è sempre stato quando si innova nel campo dei diritti e ci sono scelte da fare e priorità da sostenere. In questo caso la priorità è legata al mantenimento del sistema universalistico che richiede innanzitutto un livello di finanziamento adeguato alle aspettative di vita e alla condizione epidemiologica del nostro paese. Questo comporterà delle scelte. Sarà anche una battaglia per rinnovare un impegno costituzionale che è quello dell’universalità dell’assistenza sanitaria. Serve lavorare su due fronti: la riduzione delle disuguaglianze e la coesione. Il Ssn è andato avanti quarant’anni perché è stato un grande incoraggiamento alla coesione sociale del paese, indipendentemente da condizioni socioeconomiche, sesso, etnie, religioni: la nostra Costituzione parla di assistenza all’individuo e questo è un elemento molto importante. Il vessillo è quello dell’uguaglianza, tema fondamentale oggi per il sistema sanitario mentre purtroppo ci sono spinte per autonomie differenziate che mettono in discussione proprio la coesione che è l’elemento fondamentale su cui si basa il nostro sistema sanitario.
La prima scelta è mettere la sanità al centro dell’agenda politica del paese.
C’è il timore che vengano stravolti i principi alla base del Ssn?
Assolutamente sì, perché un sistema che è costantemente e da anni sotto o scarsamente finanziato rende difficile l’accesso alle cure a milioni di cittadini. C’è da aver paura che il sistema possa non riuscire a continuare a coprire i livelli assistenziali che nel passato ha garantito.
Serve coraggio per preservare il Snn?
Il coraggio riguarda le scelte. La prima è mettere al centro dell’agenda politica del paese la sanità rinnovando il Patto per la salute, un elemento molto importante di confronto tra il governo, il sistema delle regioni e il mondo associativo e sindacale. Guardare al futuro significa investire nelle giovani generazioni che per troppo tempo sono state mortificate, come dimostrano le difficoltà di programmare correttamente i fabbisogni di personale sanitario. Altre sfide riguardano l’innovazione tecnologica a partire dai farmaci innovativi. Tutto il sistema dev’essere orientato al futuro: questa è la nostra grande sfida.