Una riduzione nelle emissioni di CO2 del 50 per cento tra il 2002 e il 2004, e del consumo di energia del 23 per cento e di quello di acqua del 17 per cento tra il 2007 e il 2013. Questi sono solo alcuni dei risultati che hanno portato Lisbona a essere nominata Capitale verde d’Europa per il 2020. È la città portoghese, infatti, che si è portata a casa l’undicesimo European green capital award, riconoscimento che premia le città più “green” con oltre 100mila abitanti. Tutto è nato nella testa di Jüri Ratas, primo ministro estone, nel maggio del 2006 quando, ancora sindaco di Tallin (capitale dell’Estonia), propose al Consiglio europeo di istituire questo riconoscimento [1]. Al suo fianco altre 14 città europee e l’associazione delle città estoni. Del resto, in un’Europa in cui oltre i due terzi degli abitanti vivono oggi in una città, promuovere uno sviluppo urbano sostenibile sembrava, e ancora sembra, una buona idea.
Ma cosa serve per diventare una “capitale verde”? Stando alle parole della commissione che ha premiato Lisbona, le città vincitrici sono quelle che “grazie a best practice in gestione ambientale, a una buona pianificazione urbana e mettendo i cittadini al centro della loro trasformazione hanno trasformato le sfide ambientali in opportunità e reso le loro città luoghi sani e piacevoli in cui abitare, vivere e lavorare” [2]. In termini generali vuol dire dunque mettere in pratica politiche che coinvolgano tutte e tre le dimensioni implicate nel concetto di sviluppo sostenibile: quella ambientale, quella sociale e quella economica.
Il premio dimostra, infatti, che solo lavorando armonicamente su questi diversi aspetti (e sul quarto proposto poi in seguito, quello istituzionale) si può creare un ambiente cittadino dove si vive in maniera sana, nel rispetto dell’ambiente e in cui l’economia cresce con beneficio di tutti. Le città candidate vengono giudicate in particolare su dodici indicatori: mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e adattamento a tali effetti, trasporto pubblico, uso del territorio, aree verdi e biodiversità, qualità dell’aria, rumore, gestione dei rifiuti e dell’acqua, crescita e innovazione green, prestazioni energetiche e governance. Ogni aspetto è valutato da un esperto internazionale il cui giudizio è poi sottoposto a un processo di peer-review.
Non ogni città eccelle in ciascuno di questi ambiti, ma la vincitrice è un’eccellenza in diversi. Prendiamo per esempio l’ultima vincitrice, Lisbona. Secondo il rapporto di valutazione della commissione [3], la città portoghese era sin da subito un’ottima candidata “per il suo approccio alla mobilità urbana sostenibile, alla crescita green, all’innovazione eco-friendly, a un uso sostenibile del territorio, all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla gestione dei rifiuti”. Lisbona, infatti, non solo ha raggiunto i risultati straordinari accennati all’inizio in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e miglioramento dell’efficienza energetica, ma è riuscita a raggiungere percentuali di riciclo dei rifiuti domestici pari al 30 per cento. In particolare, poi, l’impegno di Lisbona sembra essersi concentrato nel migliorare al massimo la possibilità di muoversi e di godersi i quartieri caratteristici che la rendono una meta turistica sempre più popolare.
Per diventare una capitale green servono politiche che coinvolgano tutte e tre le dimensioni implicate nel concetto di sviluppo sostenibile: ambientale, sociale e economica.
Uno scopo che ha implicato iniziative per migliorare la qualità dell’ambiente, incentivare il turismo e l’economia, e abbattere le emissioni. Come rendere il trasporto pubblico efficiente e capillare, o promuovere il bike-sharing creando una flotta di bici comunali a disposizione di tutti, di cui due terzi elettriche, e aggiungendo oltre 90 chilometri di pista ciclabile a quelli già esistenti.
Tutte queste azioni, come quelle proposte e implementate dalle altre vincitrici, da Oslo a Stoccolma, a Nantes, Lubiana o Vitoria-Gasteiz, sono best practice che devono ispirare le altre città europee a migliorare a loro volta. Ma non basta implementare soluzioni green ed eco-friendly per portarsi a casa il titolo. Bisogna dimostrare di aver operato anche a livello economico e sociale e di aver coinvolto i propri cittadini ed essere riuscite a cambiarne atteggiamenti e comportamenti.
Tutto questo, a che pro? Una migliore qualità della vita e il prestigio legato al riconoscimento non sono gli unici benefici per la vincitrice. Secondo i suoi organizzatori, il premio porta con sé una crescita nel turismo, la creazione di nuovi posti di lavoro (soprattutto di cosiddetti green jobs) e un aumento degli investimenti pubblici in iniziative simili a quelle che hanno portato alla vittoria. Quest’anno, poi, per celebrare i dieci anni di premio, la capitale verde d’Europa ha ricevuto per la prima volta anche un premio in denaro pari a 350mila euro.
E la prossima capitale verde quale sarà? Su una rosa di nove candidate (Budapest/Ungheria, Cagliari/Italia, Digione/Francia, Lahti/Finlandia, Lille/Francia, Skopje/Macedonia, Strasburgo/Francia, Tirana/Albania, Västerås/Svezia) sono state selezionate tre finaliste: Lahti, Lille e Strasburgo. Il nome della vincitrice per il 2021 sarà svelato il 20 giugno a Oslo e, se fosse Lahti, sarebbe la prima volta di una città finlandese.
Bibliografia
[1] Memorandum on the European green capital title. Tallinn, 15 maggio 2006.
[2] European commission. Green city awards go to Lisbon, Cornellà de Llobregat and Horst aan de Maas. Press release, 22 giugno 2018.
[3] European green capital award secretariat, Rps group limited. Technical assessment synopsis report – European green capital award 2020. Aprile 2018.
Il premio per le città più piccole
Il successo dello European green capital award ha spinto le città con meno di 100mila abitanti a voler riconosciuti anche i loro sforzi per uno sviluppo urbano sostenibile. Così, nel 2015 è nato lo European green leaf award, un premio dedicato alle città con una popolazione tra 20mila e 100mila abitanti che mettono in atto politiche mirate non solo a migliorare l’ambiente, ma anche a generare una crescita sostenibile e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Le prime vincitrici sono state Mollet del Vallès (Spagna) e Torres Vedras (Portogallo). Quelle per il 2019 Cornellà de Llobregat, sempre in Spagna, e Horst aan de Maas, nei Paesi Bassi. In particolare quest’ultima ha impressionato la giura non solo per i suoi sforzi per una mobilità – pubblica e privata – sostenibile, ma anche per aver coinvolto attivamente i suoi cittadini in attività mirate ad aumentare la consapevolezza su temi come il cambiamento climatico, la gestione dell’acqua e l’impatto della qualità dell’aria.